Impianto di videosorveglianza: ecco cosa c’è da sapere

Impianto di videosorveglianza: ecco cosa c’è da sapere

Cosa fare prima di installare un impianto di videosorveglianza in aziende con dipendenti?

Lo statuto dei lavoratori (art. 4) stabilisce limiti ben definiti per l’installazione e l’utilizzo di impianti audiovisivi e di altri strumenti di controllo. Vediamo quali sono.

Prima di installare sistemi di videosorveglianza, occorre presentare istanza di autorizzazione all’Ispettorato Nazionale del Lavoro quindi non solo per l’utilizzo di sistemi di videosorveglianza ma, ancor prima, per l’installazione degli stessi.

Prima cosa su cui ragionare e che è richiesta dall’Ispettorato: la motivazione per cui installo l’impianto. Mai per controllare l’attività svolta dai dipendenti, ma unicamente per esigenze organizzative e produttive oppure di sicurezza del lavoro, (intendendosi anche come tutela del patrimonio aziendale).

Oltre a ciò, bisognerà indicare:

  • le caratteristiche tecniche delle telecamere (visibili spesso nei documenti di acquisto delle stesse)
  • il loro posizionamento, come sono collocate all’interno del luogo di lavoro
  • il modo in cui possono essere visualizzate le immagini
  • tempi di conservazione, nonché altre specifiche che vanno valutate in base al singolo caso.

Una volta presentata l’istanza con i vari allegati, l’INL rilascerà un’autorizzazione all’installazione/utilizzo dell’impianto e solo DOPO di ciò sarà possibile montarle e iniziare a utilizzarle.

Quindi, per rispondere ad alcune delle domande più frequenti:

  • no, non è sufficiente informare i lavoratori dell’utilizzo di impianti audiovisivi e altri strumenti di controllo per essere “apposto” in caso di ispezione
  • non è possibile neppure installare l’impianto e non utilizzarlo, se prima non è stata avanzata richiesta all’INL
  • non va bene neanche montare un impianto, sostenendo che è spento

Attenzione perché nel caso di ispezione in cui l’Azienda risulti senza autorizzazione le sanzioni sono importanti: si va da un’ammenda da € 154 a € 1.549, oppure l’arresto da 15 giorni ad un anno, a cui si aggiunge la sanzione amministrativa per violazione privacy, normalmente da 30.000 a 180.000€.

Discorso delicato, chiaribile subito con l’aiuto del Consulente del Lavoro.